
Un tema che, anno dopo anno, si afferma come un pilastro della sostenibilità umana nelle organizzazioni.
Negli ultimi 10 anni, l’INAIL ha ricevuto circa 4.000 denunce per stress lavoro-correlato, ma solo 500 casi sono stati riconosciuti (dati2024).
La salute psicologica è ormai un fattore imprescindibile per il benessere organizzativo. Tanto più per i nuovi talenti, come dimostrano i risultati dell’ultimo lavoro di indagine svolto da @MAW “Il mondo del lavoro a misura di Gen Z”, che ha avuto come obiettivo quello di analizzare bisogni e desideri dei nuovi talenti nel mondo del lavoro.
Fra i dati raccolti emerge in particolare come per i giovani nati tra il 1995 e il 2007, benessere e libertà personale si posizionino al secondo posto nell’elenco dei fattori che pesano di più nella scelta di un’offerta di lavoro (26%), subito dopo la retribuzione (32%). Seguono passione e crescita personale (20%),stabilità (16%) ed etica d’impresa (6%).
Questi dati raccontano una realtà chiara: siamo di fronte ad una generazione di talenti che vedono nel lavoro non più lo scopo della propria esistenza, quanto piuttosto una parte integrante di una vita equilibrata e appagante. Sebbene la retribuzione rimanga un fattore primario nella valutazione delle proprie scelte lavorative, i nuovi talenti non sono più disposti a mettere in crisi il proprio benessere per il lavoro.
Proprio per questo, oggi per un’impresa investire su benessere, leadership consapevole e inclusione non è più un “plus”, ma una condizione necessaria per attrarre e trattenere i nuovi talenti, e garantire così la propria competitività sul mercato.