Lo Stand Up Meeting

Attraverso le ultime ere job-ologiche specialmente durante la pandemia abbiamo visto un diffondersi di nuovi modi per facilitare i contatti tra colleghi, attraverso call e riunioni a distanza. Questo cambio di abitudini si è notato anche nel linguaggio comune con il diffondersi di una serie di espressioni sempre più usate, partendo dal classico «sono in riunione» passando per il «sono in call» e arrivando alla sua evoluzione pandemica «sono in teams». Dietro ciascuna di queste espressioni, divenute simboli nel corso degli anni, si nasconde un minimo comune denominatore: riunioni infinite che nella maggior parte dei casi portano a poco, se non a nulla. Call in cui sei stato invitato a partecipare solo perché persona da tenere informata, o call in cui ti presenti, spegni telecamera e microfono e torni ad occuparti delle tue priorità…

La condivisione degli obiettivi, se applicata con criteri di efficacia ed efficienza, aumenta l’engagement dei team di lavoro. Ma come è possibile evitare il rischio di trasformare il nostro aggiornamento fra collaboratori in una perdita di tempo?

Lo stand up meeting può essere una soluzione in questa direzione, si fa rigorosamente in piedi per dare un senso di urgenza e rendere la riunione più veloce. Deve durare poco, al massimo 15 minuti, ed essere focalizzato.

Stesso giorno, stesso posto e stessa ora. Tutto per creare una routine.

Ogni partecipante allo stand up meeting deve esprimersi brevemente in merito a:

1. Cosa ha fatto il giorno prima e quali problematiche ha riscontrato

2. Cosa dovrebbe fare il giorno stesso

3. Quali sono gli impedimenti che potrebbe avere nello svolgere i propri compiti

Qualsiasi ostacolo emerga dal confronto va affrontato dopo la riunione e solo fra le singole persone direttamente coinvolte. Questi meeting non devono trasformarsi in infinite sessioni di confronto e discussione, ma servire ad ogni singolo membro del team per prendersi le proprie responsabilità e ne renderne conto a tutti.

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